Salita al Bivacco Biasin e Cima Agner: Esperienza dettagliata con raccomandazioni utili

Salita al Bivacco G. Biasin e all’Agner

Partenza: zona parcheggio prossima al divieto di circolazione quota 1170m circa

Tappa 1: Rifugio Scarpa 1735m, circa 1h15’

Tappa 2: Bivacco Biasin 2650m, circa 4h per la via normale dal Rifugio Scarpa

Tappa 3: Cima Agner 2872m 45’-1h dal Bivacco Biasin

Rientro dal Bivacco al Rifugio Scarpa per via del Canalone: 3h

Difficoltà: EEA

Attrezzatura: da escursionismo, kit da ferrata completo con caschetto, pantaloni lunghi, scarpe con suola super aderente

Percorso di salita

Nota: salita da effettuare con condizioni meteo asciutte. Presenti placche di roccia che poco in salita, molto in discesa possono dar adito allo scivolare, sia nella parte verso la cima e soprattutto in discesa lungo la via del canalone.

Si parte dall’area di parcheggio prossima al divieto d’accesso, seguendo la strada forestale che prende il nome di sentiero 771. Dopo il primo tornante e a metà circa del primo rettilineo si può prendere la scorciatoia a destra e tagliare così una parte della strada. Di queste scorciatoie se ne incontrano ben altre fino al capitello con croce a 1488m, oppure si può seguire la strada forestale pedissequamente. Dal Capitello si può tagliare il percorso e seguire la traccia presente sul ripido pendio erboso, una volta disceso in inverno dagli sciatori, o seguire ancora una volta la più dolce strada forestale, che in parte attraversa il bosco, con refrigerio dell’ombra dalla calura estiva.

Si perviene così al comodo Rifugio Scarpa a 1735m di quota.

Da qui prendo il sentiero 769 Miniussi per salire al Bivacco Biasin per il sentiero normale. Questa scelta l’ho fatta poiché ho uno zaino estremamente pesante e cerco un pendio parzialmente meno ripido.
La segnaletica presente ai piedi della stradina di accesso al Rifugio è un po’ equivoca. Si notano 4 sentieri con indicazioni per tre vie. Manca qualcosa …. Il nostro sentiero è quello che passa alla destra della Malga, segnato da un basso paletto con bordo superiore rosso. Seguiamo il sentiero, dolce, anche in discesa per un breve tratto. Si va via veloci, si segue la segnaletica ben presente per sentiero Miniussi e Normale Cima Agner. Poco sopra i 1800m di quota il sentiero per la normale all’Agner si divide dal sentiero Miniussi sopra un terrazzo erboso.

Tracciato della normale all’Agner punteggiata in rosso

Tutta la normale da ora in poi è contraddistinta da bollature in colore giallo. Si segue il sentiero per la normale in mezzo al pendio per ora verdeggiante e riposante. Si prosegue in linea obliqua in salita per andare a prendere una linea di cresta che segue parallelamente i grandi campanili (Pilastro De Col e Pilastro Paolo) che si sviluppano sotto all’Agner nella dorsale sud e che culminano nella Cima del Becco dell’Aquila 2506m. Qui dopo un primo cammino a zig zag sempre su traccia chiara e su terreno erboso, si comincia a risalire la lunga cresta, portandosi ora a est, ora a ovest. Il sentiero si alza con pendenza ora importante ma sempre spezzettata da questo incedere a cavallo della cresta, da dove talvolta si scorge il Bivacco. Ricordo solo un punto che mi ha messo un po’ in apprensione per la eventuale discesa, laddove circa a quota 2350m ho dovuto risalire un masso con una forte esposizione dietro. Per il resto questo tracciato, duro, faticoso, ma non ha presentato alla mia percezione difficoltà. In qualche caso ricordo salita su brevi lastre di roccia. Le condizioni climatiche perfette mi hanno assicurato una tenuta ideale degli scarponi sulle placche ripide.

Salendo la normale, circa quota 2200m
Quota 2300m circa. Il terreno è misto roccia e ciuffi erbosi

Conclusa la risalita della cresta si punta verso il Bivacco Biasin, in un traverso ben segnato e senza complicazioni perché è tutto asciutto. Sempre piede fermo e deciso e si perviene al bivio con il sentiero attrezzato del Canalone a quota 2450m Da qui mancano 200m. La traccia ora diventa bollata rossa. Si continua per interminabili salti di roccia, attenzioni ai sassi sui lastroni, pendio scosceso in salita, assolutamente scostante in discesa. Il pendio non cede di un grado, continua con la stessa pendenza. Guadagnamo alla fine l’agognato Bivacco alla quota di 2650m, erroneamente segnato sulla targa a 2700m.

Traverso in direzione del Bivacco
Il bivio tra normale e via del Canalone

Il Bivacco è di quelli tipici delle Dolomiti a capotta di colore rosso, da nove posti. All’interno qualche cuscino e qualche coperta che consiglio di non usare. Ho sbattuto fuori il materassino dove ho dormito perché sporco, perfino un’unghia e l’ho girato. Sull’altro lato era pulito, solo qualche segno di ruggine della rete. Non ho trovato campo telefonico al Bivacco (ho TIM e ILIAD).

Questo è il terreno in alto: ciotoli di rocce a non finire dove non scivolare
Il Panorama dal Bivacco … Monti del Sole a sinistra e Piani Erera a destra

Si prosegue per la vetta; è d’uopo una premessa. Mentre mi stavo riposando al bivacco rientra dalla salita Paolo del CAI di Conegliano. Mi racconta del suo fastidio per la salita in taluni punti esposta e non protetta. La mia sensazione a posteriori invece è stata del tutto tranquilla  e non vi avevo visto nulla, ho considerato il tutto abbastanza facile. Poiché sono salito anche l’indomani mattino, devo dire che la seconda volta ho trovato il percorso un po’ più complicato e non poi così facile.
Morale: la percezione di facile o difficile è personale, dipende dalla propria abilità e agilità, e quanto mai relativa al proprio stato d’animo.

Secondo tiro di corde dopo il Bivacco. Lì sotto la Torre Armena

Dietro al Bivacco parte subito un primo stacco di corde metalliche. Con passo deciso si punta il piede sinistro su un piccolo scalino e ci si alza prendendosi alla corda. Piccolo tratto di traverso con piedi ben appigliati e si sale un saltino di roccia più facilmente sulla destra. Si procede 5 m a sinistra, altra corda che aiuta ad attraversare un angolo di roccia esposto. A questo punto si nota subito a sinistra una piccola piazzola dove sedersi e prendere coraggio …. e campo telefonico TIM. Si vede la Torre Armena con le sue bellissime forme. Il percorso continua in leggera ascesa con il cavo che poi asseconda la parete di roccia e si sposta a sinistra. Segue un traverso senza protezioni ma sufficientemente largo da passare con sicurezza e tenendosi sempre con la mano destra sulle rocce. Saranno circa 8m di traverso e quindi ci si alza di 3 metri su ben appigliato canalino di I°, non prima di aver osservato il masso incastrato tra due contrafforti.

Continuazione del secondo tiro di corde
Un curioso masso incastrato prima di incedere a destra in salita

Inizia ora uno strano tratto in discesa di pochi metri sempre ben protetti dalla corda metallica, che aiuta e semplifica la gestione dell’incedere. Seguendo il percorso attrezzato si perviene ad un ampio di direzione ora a sinistra ove vi è anche lo spazio per sistemarsi e prendere qualcosa da mangiare. Pochi metri in leggera salita e si perviene ad un cambio di direzione, ora a destra con corda, due brevi spezzoni. Cominciano due lastre di roccia in sequenza, la prima l’ho trovata umida in parte. Via la prima rampa, via la seconda leggermente con maggiore pendenza e piuttosto levigata (in discesa ho cercato i punti dove far tenere la suola dello scarpone).

Si piega a destra e compare l’inquietante crepaccio che caratterizza la salita alla cima. Rispetto al passato il tratto è stato attrezzato, chiodo prima e corda ….. Si salta agevolmente e si risale il pendio piuttosto accentuato e attrezzato. Si perviene a un pulpito dove una apparente zona quasi pianeggiante appare ….. figuriamoci, un basalto dove prendere fiato per chi perviene dalle incredibili scalate sulle pareti dell’Agner.

Il crepaccio
Dopo la salita che segue il crepaccio
Si procede a destra come indica l’evidente freccia
Inizia la cresta sommitale

Qui si procede a destra come indica una evidente freccia su una paretina di I°+, si aggira all’esterno un ostacolo e si trova l’ultima corda un po’  zig zag, caratteristica perché si chiude su un masso prospiciente verso il basso. Lo si supera tranquillamente sulla sinistra. Ora inizia la cresta sommitale, che si articola tra sfasciumi vari, salti di roccia sul I° o poco più, sempre da fare con attenzione per il briciolino presente sul terreno. Da qui gli ultimi 100 m sono senza un vero problema di esposizione, se non quella naturalmente dovuta al superamento dei vari salti di roccia. Dopo circa 50-55 minuti dalla partenza dal Bivacco si perviene alla meritata cima, dove all’interno di una cassetta metallica è presente il libro di vetta con vetta. Più sotto alla vetta in direzione sud, per tranquilla traccia si perviene alla croce, lì installata dagli Alpini nel 1973.

Il ritorno al Bivacco si effettua per la medesima traccia dell’andata, ma con maggiore attenzione a non scivolare sul ripido pendio su sassolini e altro. In questa zona non ho portato per agevolarmi le racchette, ma non avrebbero guastato, anche se per i continui cambi di tipologia di pendio, a volte traccia, a volte salto sui massi, spesso risultano un impiccio.

Il pendio di discesa della cresta sommitale che accompagna alla vetta

Dal Bivacco scelgo la discesa per il canalone …. non l’immaginavo così stancante.

Come detto in precedenza, la discesa tra sentiero del canalone e normale sono comuni fino a quota 2450. Qui il sentiero del canalone piega a destra. Mi potevo immaginare sarebbe diventato un sentiero percorribile tranquillamente, come avevo visto dall’alto dove avevo scorto taluni scendere agevolmente …. ma ben più in basso. Nulla di più falso. Tutto il tratto iniziale, e oltre del canalone è su pendenza elevata su fondo di roccia. I piedi sono sempre in tensione alla ricerca dell’aderenza. Le racchette vanno puntate nel posto giusto dove non possano scivolare. Dal Bivacco è tutta così, fino alle prime corde a 2350m. Qui sono presenti delle corde che facilitano il superamento di una placca di roccia su pendio maggiore della media. Si percorre ancora il sentiero, per quello sempre ben segnato, con svariati salti, uno tra i quali di un tre metri, pressoché verticale ma ben appigliato. L’ho guardato e riguardato, ma secondo me era più un II° grado che un I°+. Si perviene finalmente ad un tratto in cui è presente un sentiero che assomiglia realmente a qualcosa di percorribile senza troppa fatica. Ma dura poco. Si perviene su un pulpito verdeggiante circa a 2250m ove si trova il sentiero attrezzato e le prime corde per chi scende. Inizialmente non c’è nulla di particolare, si scende agevolmente. Questa impressione dura poco. Altro punto in cui dall’alto vedo un anello di acciaio agganciato alla roccia. Capisco che serve per appoggiare il piede. Mi impapino un po’ scendendo, mi aggrappo con il braccio al chiodo che mi sta sulla sinistra, non trovo l’appiglio migliore dei piedi, finché trovo la combinazione e l’appoggio per il piede destro sull’anello, così supero la difficoltà.

Più sotto altre code quasi di traverso portano in testa a un ghiaione che più friabile non si può. Qui è un continuo “metti via le racchette”, “tira fuori le racchette”. Supero il ghiaione puntandomi sempre bene con le racchette. Altre corde che seguono un intaglio in discesa e un altro anello dove appoggiare il piede. Qui si va via lisci. Ho in mano le racchette, le lancio al di sotto perchè mi sono di impiccio.

Da un po’ si vede il nevaio sotto, ricco di buchi e altro. Noto uno spessore in taluni punti di più di 2 metri. Davvero notevole a questo punto della stagione e a questa quota. Con attenzione seguo le ultime corde, prima di traverso con leggera pendenza verso il basso poi sempre più giù …e il nevaio è sempre più vicino …. ultime due corde di traverso sull’ultima placca che mi consegna sul nevaio, assolutamente duro nonostante l’ora (circa le 11,30) scendo con cautela e arrivo sul comodo sentiero 700. Da ora in poi è un gioco da ragazzi, arrivo tra lussureggiante vegetazione al Rifugio Scarpa esausto e avendo esaurito completamente l’acqua che avevo.

Dal Rifugio Scarpa con tutta tranquillità riprendo la strada per il parcheggio, questa volta taglio alla grande e mi lancio dai pendii della vecchia pista, raggiungendo velocemente il capitello a 1488m dove c’è anche una fontana d’acqua. Da qui ritorno velocemente all’auto.

Considerazioni: percorso per le mie capacità fattibile; decisamente preferibile la normale al Canalone, molto più semplice anche se più lunga …. ma credo che la lunghezza si recuperi nel tempo.

Avevo cercato qualche relazione prima di partire. Devo dire che non ci avevo capito niente. Troppo sbrigative e poco dettaglio. Non parliamo dei video di un paio di YouTuber ….. approssimativi, sembra tutto facile, non si soffermano sui punti più pericolosi. Sicuramente non hanno la velleità di essere delle relazioni, ma d’altronde, descrivono il percorso e la gente li prende come esemplificativi delle difficoltà che il tracciato presenta. Nulla di più falso. Da quei video sembra tutto sommato che la salita sia abbastanza semplice. Le riprese sono fatte sempre nei momenti più spettacolari, ma non significativi delle difficoltà che si incontrano. E allora ? Certi video dovrebbero avere delle informazioni all’inizio e alla fine : – Il video non è rappresentativo delle difficoltà del percorso :-

Spero con questo testo e con le foto che riporto di poter dare un’idea del percorso. Purtroppo non ho foto del canalone perchè avevo finito la batteria dei telfoni e la macchina fotografica l’ho riposta in zaino per essere più libero nei movimenti …. e ho fatto bene!!

Alla prossima, buona montagna!

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Calendario DolomitiAcqua 2023

Il 2022 è stato un anno caratterizzato dal caldo torrido di un’estate senza acqua.
Ottimo spunto per dedicare il calendario Dolomiti 2023 all’acqua, dolomitica ovviamente. Ho cercato luoghi noti, meno noti e mi sono soffermato sui particolari, i flutti fluenti dell’acqua senza tralasciare le grandi cascate, come la Principe Umberto in Val di Piero. Tra l’altro proprio in questi giorni ho saputo che la cascata Principe Umberto in realtà si chiamava Principe Amedeo a fine 800.

E’ nata perciò questa idea, di legare la montagna a un elemento di mare, così importante, l’acqua!!

La stampa del calendario è sugli stessi livelli qualitativi degli anni scorsi, decisamente ottima. Sono 13 fogli in carta da 200gr/m2. Vi è anche uno spazio per scrivere come da mio clichè.

Il costo è di 10 euro a copia, mentre per 3 copie o più si scende a 9,5 euro a copia.

E’ possibile la consegna a mano, per evitare costi di spedizione. Contattatemi, sarò per motivi di lavoro in molte zone d’Italia prossimamente, Torino, Milano, Pesaro Urbino, Ferrara oltrechè in Veneto.

email per contatti: tom@passeggiando.it

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Il Catinaccio, tra percorsi e cime segnati e tracce dimenticate

Qualche anno fa avevo il progetto di realizzare un libro di sentieristica dedicato al Catinaccio. L’ho passato in lungo e in largo, dal 2014 al 2022 ho effettuato 90 escursioni, toccando tutte le cime alla mia portata di livello escursionistico.

L’esperienza nella pubblicazione di libri mi ha fatto perdere l’entusiasmo: non se ne ha alcun ritorno; gli editori non comunicano mai le royalty che devono dare, bisogna sempre sollecitarli, ritorno pubblicitario praticamente nullo. Inoltre il libro cartaceo è limitato, il numero di foto non può essere esaustivo a spiegare il percorso che si va a descrivere, non è aggiornabile se una frana modifica un sentiero.
A volte invece è bello anche aggiornare una relazione nei tempi postumi

Ho quindi deciso di proporre pian piano tramite questa pagina web le relazioni delle mie escursioni, che rispetto ad un libro diventano anche più dinamiche e sono modificabili .
L’idea è di portare qui nel web, con accesso tramite questa pagina, tutta la mia conoscenza sentieristica del Catinaccio, nonchè le immagini a supporto delle descrizioni.

Questo progetto è aperto: se qualcuno desidera trasmettermi sue relazioni, le inserirò ovviamente riportando in modo visibile il nome dell’autore.

Al momento ho sviluppato le descrizioni riguardanti la zona Antermoia, Gardeccia Vael con esclusione della ferrata del Majarè

Gli accessi diretti al Catinaccio

1) Da Campitello sentiero 532, direttrici principali per Val Duron, Vallon d’Antermoia e Rifugio, RifugioAlpe di Tires

a. Parcheggio gratuito a quota 1500m in zona prossima al divieto d’accesso, altrimenti in paese a 8 euro al giorno

b. Esiste Navetta a pagamento fino al Rifugio Micheluzzi, da cui inoltrarsi nella Val Duron per una delle due scelte

2) Da Fontanazzo sentiero 577, direttrici principali per Val di Dona Rifugio e quindi prosegue per Antermoia, Val Duron o Val Udai

a. Parcheggio gratuito a quota 1400m pochi posti

b. Accesso diretto a sentiero no navetta o altro

3) Da Mazzin sentiero 580 direttrici principali per accesso a Val Udai e quindi prosegue per Vallon d’Antermoia, Val Duron o Val di Dona. Anche alternativa per Sentiero Paola e salita a Crepe di Lausa

a. Parcheggio gratuito a quota 1350m

b. Accesso diretto a sentiero, no navetta o altro

4) Da Muncion sentieri  546 o 579 direttrici principali per sentiero 546 accesso a Gardeccia e Valle del Vajolet, per sentiero 579 accesso a Val Udai e proseguendo Antermoia, Val Duron e Val di Dona, o ancora sentiero Paola con direzione Crepe di Lausa e Passo di Lausa

a. Pochi posti auto gratuiti a quota 1500m, alcuni a pagamento con abbonamento (novità 2019)
La fantastica fessura, sentiero Paola e rientro per il il Bepo de Medil
Sentiero Paola

b. Accesso diretto a sentieri, no navetta o altro (novità 2019)
Sentiero Bepo de Medil (Alternativa accesso da Ciampedie via Funivia/Seggiovia)
Catinaccio d’Antermoia
Cima Pala di Mesdì

c) Da località Soal sulla strada da Muncion invernale
Uscita scialpinistica in valle del Vajolet
A toccare le stelle in una notte di primavera – Valle del Vajolet

5) Da Pera di Fassa direttrici principali per Ciampedie da dove si biforca per Valle del Vajolet alla Roda di Vael

a. Parcheggio a quota 1300m gratuito

b. Con seggiovia accesso a Ciampedie quota 2000m, costi e orari da verificare su sito delle funivie Catinaccio  

No navetta per Gardeccia, novità 2019
In alternativa a piedi si raggiunge Muncion e da lì si prendono i sentieri elencati al punto 4)

6) Da Vigo di Fassa direttrici principali per Ciampedie da dove si biforca per Valle del Vajolet alla Roda di Vael

a. Parcheggi a pagamento alla base della funivia quota 1400m, parcheggi gratuiti N.C.

b. Con funivia accesso a Ciampedie quota 2000m, costi e orari da verificare su sito delle funivie Catinaccio

c. Da Ciampedie accessi alla Valle del Vajolet, Roda di Vael
Da Ciampedie alla Malga Roda di Vael

A piedi per sentiero 544 arrivo a Ciampedie

A piedi per sentiero 547 per Roda di Vael
Da Vigo alla Cima della Roda di Vael, Vajolet, Principe, Antermoia, Scalette, Pera e rientro a Vigo

7) Da Passo di Costalunga direttrici principali per zona Rifugio Roda di Vael, sentiero 558 per Rifugio Paolina e oltre per Rifugio Fronza alle Coronelle

a. Parcheggio gratuito poco prima del Passo, non sono moltissimi i posti disponibili
Roda di Vael – bivacco notturno

b. Accesso diretto a sentiero 548 quota 1740m, no navetta o altro

8) Seggiovia Paolina direttrici principali per Accesso a zona Rifugio Roda di Vael, sentiero 558 per Rifugio Fronza alle Coronelle

a. Parcheggio gratuito/pagamento N.C. quota 1630 m

b. Porta al Rifugio Paolina, costi da verificare su – https://carezza.it/it/Estate/Impianti-di-risalita

9) Seggiovia Laurin II per Rifugio Fronza alle Coronelle direttrici principali per sentiero 550 per Passo delle Coronelle e Valle del Vajolet, Sentiero 542 per Ferrata Santner al Passo Santner, sentiero 549 per Rif. Paolina

a. Parcheggio gratuito

b. Accesso diretto sentiero 2C per rifugio Fronza 2339m,
Seggiovia porta al Rifugio Fronza alle Coronelle, costo A/R 14 euro anno 2020, partenza da quota 1743 m

10) Da Passo Nigra direttrici principali per Sentiero 7 per Malga Costa/Hanicker e oltre per Forcella Palavacia, Sentiero 1 per Rif. Fronza

a. Parcheggio gratuito quota 1668 m

b. Accesso diretto a sentieri, no navetta o altro

11) Da Bagni di Lavina Bianca direttrici principali per . Sentiero 2 Barenfalle per Sciliar/Rifugio Bolzano, Sentiero 3 per Valle del Ciamin con bivio per Rif. Bergamo o Rif. Alpe di Tires, sentiero 4a per Rifugio Monte Cavone

a. Parcheggio gratuito quota 1200m

b. Accesso diretto a sentieri, no navetta, altro

12) Da Altopiano di Siusi direttrici principali per Sentiero 1 per Rifugio Bolzano o alternativo sentiero per Rif. Alpe di Tires

a. Parcheggi vari, quota 1900m circa a pagamento, orari limitati

Parcheggio P1 gratuito 1700m
Parcheggio P2 a 17 euro giorno 1900m

b. Accesso a sentieri con seggiovie a pagamento
Da parcheggi accesso a piedi ai sentieri

Cominciamo da qui:

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Nella neve in un anfiteatro di cime – la Val Canali

  • In una bella giornata di sole, il 20 marzo 2024, quando la neve è tanta già dai 2000m di quota, m’immagino di immergermi in un ambiente ricco di fascino, cime attorno a me e di affondare nella neve immerso nella luce.

E in quale ambiente poter trovare tutte queste condizioni?

Sicuramente le Dolomiti offrono molte location con queste caratteristiche, io ho scelto di andare in un luogo ben noto, la Val Canali, nel Gruppo delle Pale di San Martino.

Siamo nella seconda metà del mese di marzo; mi trovo già un problema. La strada che si inoltra nella Val Canali ddal Parcheggio del Cant del Gal è chiusa per lavori. Devo partire quindi dal Cant del Gal e farmi un buon chilometro in più sulla strada asfaltata.

Il bello dell’inverno è che o si è costantemente sul luogo e se ne conoscono bene le condizioni, oppure ogni vita è una sorpresa: non sapere da che quota si trova la neve, se nei primi tratti ci sarà ghiaccio e quanta neve trovare in quota! Parto equipaggiato di ciaspe, Arva, pala …. crema e occhiali da sole!!!!

Parto e dopo aver passato la sbarra della Val Canali comincio a vedere l’obiettivo. Ancora non so cosa mi aspetta su a 2000m, quanta neve …. molle, dura?

Vedo il grande anfiteatro della Val Canali

Cima del Coro, Cima dell'Alberghetto, Cima dell'Orsa

Alla mia sinistra lungo la strada forestale osservo la Fradusta che domina sul Vallon delle Lede

Nel frattempo mi accorgo che il sole si appoggia su Forcella d’Oltro; mi fermo scatto un po’ di foto. L’effetto è veramente suggestivo

Proseguo, oltrepasso il guado del torrente Canali che è in secca in quel punto e salgo verso il Rifugio Treviso. Collaudo così il nuovo tratto di sentiero che devia dall’iniziale zona che frana di continuo vicino al torrente. Fino ad ora non c’è neve. Fin qui lo immaginavo, oltre sarà una sorpresa. Continuo e nemmeno fino al Rifugio trovo neve. Non faccio a tempo a pensarlo che subito dopo la neve c’è ed è abbondante. Alla piazzola di atterraggio dell’elicottero indosso le ciaspe. Mi inoltro nel bosco e incrocio le tracce degli scialpinisti provenienti da Passo Canali.

Ravanando un po’ e forzando sulle racchette sui ripidi pendii esco dal bosco

Cerco così di capire quale traccia seguire, e mi dirigo verso il centro della valle. Trovo anche dei segni rossi che intuisco individuino la via di discesa degli Sci-Alpinisti. Seguo per un po’, però poi mi ricredo. Comincio ad essere dubbioso. Per ora la neve tiene, ma la giornata è meravigliosa, il percorso fin’ora era all’ombra, ma tra poco sarà al sole e tempo che la neve non terrà più e perciò non mi darà più la sicurezza in qualche traverso esposto e nei forti pendii.

Le slavine non mancano, un esile alberello fuoriesce da un cumulo di neve generatosi per una slavina

Salgo ancora e ogni tanto mi giro verso il fondo valle

Continuo a fatica a salire, la neve ora è fradicia e si affonda. Mi inserisco in un canalone che punta verso Passo Canali. Lo affronto stancamente, esco dal canalone e a quota 2000m mi sistemo. Sono le 13. Mi preparo una buca nella neve, per potermi sedere usando l’efficace cuscino gonfiabile, estraggo il fornello dallo zaino e mi preparo un risottino

Mi godo il sole, il silenzio, la luce incredibile che mi colpisce. Occhiali da sole e crema solare sono d’uopo.

Nel frattempo mi godo il panorama, e nel frattempo il cielo si offusca leggermente

Così, giusto per non farmi cogliere impreparato da un meteo imbronciato, dopo un po’ comincio la discesa. In effetti la neve ora molliccia rende più difficile del previsto la discesa.

Con calma scendo, senza creare problemi e a tardo pomeriggio giungo all’auto.

Una passeggiata tranquilla, ma che ricorderò per la meravigliosa cornice bianca e luminosissima che ho trovato nell’Alta Val Canali

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Feltre, ai piedi delle vette, scenari diurni e notturni

Feltre è una cittadina di passaggio, per me che vado tra le vette Dolomitiche.

Vi passo accanto alle ore più assurde, però capita anche di passarvi a ore diurne, e allora la curiosità mi fa fermare, per cercare qualche inquadratura che attragga il mio interesse.

Sono così rimasto colpito dalla prospettiva che si riesce a godere della vecchia rocca, affiancata da Serva e Col Nudo

Mi è piaciuta l’atmosfera che si respira alla Basilica di San Vittore e Corona

Nonostante la distanza, fanno bella impressione le cime delle Vette Feltrine che la proteggono dai venti del nord

Oltre alle bellezze naturali, Feltre abbina graziose architetture medio evali

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Il meglio di 15 anni di escursioni – Alba nell’immensità dell’Altopiano delle Pale

Quando penso a una escursione, che per qualche motivo è rimasta nella mia memoria, che mi crea emozione al ripensarla, la prima in assoluto è proprio questa che vi propongo di seguito, condotta tra il 11 e 12 giugno 2010

Uno dei miei sogni, quando si parla di montagna, è vedere l’alba dalla Fradusta 2939m quando l’altopiano delle Pale è ancora sommerso dalla neve. Appena ho potuto, prima del disgelo completo, ho organizzato una uscita di una notte. Sono partito poco dopo le 17,00 dal lavoro, arrivato al Cant del Gal verso le 19,15 sono partito poco dopo.

Il sentiero 709 era “umido”. Strano aggettivo, ma era proprio così, solcato da corsi d’acqua che si faceva spesso fatica ad evitare. Ciò era dovuto allo scioglimento giornaliero abbondante delle nevi, che così andava ad ingrossare i letti dei rii oltre ogni misura di contenimento. Acqua in basso, dopo poco la partenza, più in alto all’incirca nel tratto attrezzato …… In due canaloni vi era anche la presenza di neve, comunque bella dura e che quindi non presentava problemi nell’attraversamento. Per il resto il solito bel sentiero, conosciuto e già relazionato.

Il dislivello dalla partenza al rifugio Pradidali (tel. 043964180) è di circa 1100m che sono quantificati dalle tabelle standard CAI in 3 ore. Arrivo al rifugio Pradidali verso le 21,30. Qui ho mangiato e dormito al bivacco invernale.

Neve era presente da quota 2000m circa. Era sì fresco, ma non in modo eccessivo, e comunque al bivacco, perfettamente pulito, erano presenti delle coperte per coprirsi. E’ una notte senza luna, quindi poca luce anche per tentare qualche scatto.

Mi sveglio comunque molto presto, la strada non è molta ma la neve può complicare la situazione, e quindi meglio avvantaggiarsi. Prima delle 3 sono in movimento. GPS acceso perchè sicuramente mi sarà di aiuto. La prima parte è di traverso nel vallone del Rif. Pradidali lungo il sentiero 709, nel circuito dell’alta via N°. 2. Quando si deve cominciare a salire indosso i ramponi. Conosco la zona e ho già fatto questo tratto nel 2008. Con questi pendii con i ramponi è come avere una 4×4 con ruote chiodate 🙂

Procedo decisamente piano. Controllo continuamente la mia posizione sul GPS relativamente al sentiero, in modo da non allontanarmi. Tutto questo finchè supero anche il muro della seconda cascata. Da qui in poi si può procedere a vista. Sono già le 4 passate. Il vallone, con la Pala di San Martino e la cima Immink con la prima luce dell’aurora sono da fotografare. Non capiterà ancora …..

Poi riprendo …. verso le 4,30 scollino e arrivo sull’Altopiano delle Pale e poco dopo al Passo della Fradusta. Qui, per non cercare rischi, seguo il sentiero largo 708a, invece che salire per il ghiacciaio. Seguo il sentiero che avevo già fatto in gennaio e lo ricordo abbastanza bene.

La frontale è già spenta da un po’, la luce si fa sempre più viva e appare l’immensa distesa delle Pale con all’orizzonte le cime nord del gruppo che tanto adoro.

Sono esperienze da vivere, nel silenzio più assoluto che aiuta a concentrarsi nell’assaporare il roboante silenzio della montagna e l’immensità di questi spazi dove non c’è nessuno …. solo io …..

Cerco di darmi da fare per arrivare in tempo sulla cresta della Fradusta prima dell’alba. Qui la neve è meno solida che nel vallone che saliva dal Pradidali, e con mia somma sorpresa quando arrivo in cresta alla Fradusta mi trovo a sprofondare nella neve. Cerco allora di tenermi nella parte più settentrionale della cresta, meno battuta dal sole di giorno.

Salgo così ancora un po’. A 2800m mi fermo, il sole sta cominciando a fare capolino e così mi preparo. Il punto di vista è ottimale, non ho nulla che in breve raggio mi limiti la visuale.

Vista sull’immensità dell’Altopiano delle Pale all’alba del 12/6/2010

Così mi do’ da fare con le macchine fotografiche e cerco di fissare questi momenti sempre uguali e sempre così emozionanti e diversi.

Anche questa volta il primo raggio non mi scappa ! Non manca molto alla vetta, 150m, è lì davanti a me, ma la neve non mi piace. Si affonda troppo e inaspettatamente, più ritardo la discesa più rischio di “sprofondare” nella neve, e questa sensazione non mi piace. Insomma, per farla breve torno giù senza salire in vetta 🙁 In fondo, mi dico, ci sono stato altre tre volte almeno …..

La discesa è tranquilla, almeno me la prendo con calma. Più importante è uscire dall’altopiano visto che ho notato che la neve qui è meno affidabile di quella che troverò scendendo nel vallone verso il rifugio Pradidali.

Mi fermo alla prima delle cascate d’acqua che terminano il vallone e me la passo a guardare i giochi d’acqua nel ghiaccio e a fotografarli.

Da qui in poi la discesa è tranquilla e senza problemi. Il sentiero è ora libero dall’acqua ….. le nevi si scioglieranno durante la giornata e andranno a riempire i sentieri come la sera prima. Ma per ora mi sono già abbondantemente bagnato i piedi. Per questa escursione basta e avanza!

Trovo le prime persone verso le 8,45, e loro come i seguenti a guardarsi e chiedersi da dove arriva questo tizio a quest’ora …….

Che dire ….. sono esperienze che vanno provate per essere comprese a fondo !

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Calendario Dolomiti 2021

Quattordicesimo anno …. quando mi guardo indietro penso a tutte le escursioni, notti, vissute nelle Dolomiti., mi vengono i brividi!

Quante sensazioni, emozioni, che la foto congela per sempre!!

Anche quest’anno pubblico un calendario con le mie foto realizzate esclusivamente in Dolomiti nell’ultimo anno, come sintesi di quanto ho vissuto tra cime e valloni in questo ultimo periodo che ci ha visti bloccati in casa per tre mesi.

Copertina Calendario 2021
Omino spaccato al tramonto, in Passo Valbona – Catinaccio

Spesso le montagne sono le medesime, ma cerco sempre qualche connotazione diversa e la presenza di una nuova emozione.

Anche quest’anno il calendario è verticale, con dimensioni 30x43cm, su 13 fogli (un foglio per mese)! Grammatura 200g/m2

E’ una edizione limitata. Il costo è contenuto a 8 euro. Per chi è interessato a un numero maggiore di 3 copie c’è qualche sconticino.

Volentieri lo consegno a mano per chi è della zona tra Venezia e Ferrara, a volte trovo il modo di essere presente anche in zona Treviso.

Ci si può sentire, giro parecchio per lavoro e magari si trova un punto di incontro ed evitare 10 euro di spedizione!!

Di seguito riporto le foto del calendario, che è la parte che più interessa!!

Per informazioni e ordinarlo mi potete scrivere: tom@passeggiando.it

Dolomiti 2021

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Escursione alla Pala di Mesdì 2758m, nel gruppo del Catinaccio

La cima della Pala di Mesdì
  • Partenza: abitato di Muncion 1500m
  • Dislivello complessivo 1400m
  • Tempo necessario: 8 ore senza soste
  • Attrezzatura: caschetto, imbrago
  • Acqua: poca alla base delle Scalette
  • Difficoltà: EEA

Si parte

Parto dall’abitato di Muncion, in un’epoca in cui i pulmini che trasportano le persone a Gardeccia non sono più disponibili per disposizioni comunali.

Seguo la strada asfaltata fino a Gardeccia 1946m, tempo necessario circa un’ora con buon passo.

Da qui prendo il sentiero 583 delle Scalette, che tante volte ho già percorso. Questo sentiero attraverso la base dei Dirupi del Larsech da ovest a est, per circa 40 minuti senza quasi alzarsi di quota.

Un caratteristico anfratto lungo il sentiero

Si arriva quasi alla base della salita che porta al Passo delle Scalette.

Fino a qualche tempo fa c’era una comoda traccia che portava alla base della salita. Ora questa traccia ha avuto continui smottamenti nel tempo, non è più stata manutenuta ed è stato creato un percorso attrezzato alla base delle rocce, che andrebbe affrontato con adeguata attrezzatura (caschetto e imbrago). Si passa di traverso la base delle rocce, tenendosi alle corde e utilizzando anche dei ferri a U predisposti. Il tratto attrezzato ha uno sviluppo di 60-70m, quindi in 10 m si può completare il passaggio.

Inizia quindi il tratto di salita lungo i vari sfasciumi della gola. Dopo un primissimo tratto in salita, si scende di pochi metri per riprendere la salita seguendo la traccia che tende a sinistra. Spesso in questo tratto a fine primavera si trovano tratti di neve. Si prosegue, si sale qualche tratto comodo di I° grado e a quota circa 2300m si trova un successivo tratto attrezzato, che inizia con alcuni gradini e poi piega in modo trasversale a destra.

L’ultimo tratto attrezzato delle Scalette

Arrivo al Passo delle Scalette

Dopo un centinaio di metri di dislivello su pendio consistente si scollina al Passo delle Scalette a 2348m. Qui si apre la bellissima Busa di Larsech, pianoro verdeggiante che si adagia tra i Dirupi di Larsech e i lunghi crinali della Cima Scalieret e Larsech.

Riprendo la marcia in direzione ovest, ai piedi dei ghiaioni dei Dirupi e verso il P.so delle Pope guardandomi in giro e ascoltando se sento qualche verso di marmotta e su questo tratto in piano rilasso un po’ i muscoli.

La Busa di Larsech

Dopo un primo tratto in salita si trova una nuova radura costellata di blocchi di roccia e qualche chiazza verdeggiante, dove si notano dei vecchi pali di legno. Al limitare superiore del pianoro parte evidente una traccia che sale in direzione sud-est verso la Pala.

Parto per la vetta

La traccia si inerpica con buon pendio, e si è subito a lato di una ampia parete. Si rimane piuttosto vicini a questa parete, circa a metà insiste un canalone franoso, probabilmente diventa lo scolo delle acque durante le piogge, che taglia la traccia e rende infido il prosieguo.

Verso la Cima della Pala

Si tiene la destra sotto le rocce, si sale un salto di roccia e si continua liberamente su terreno friabile e instabile. Dopo poco si arriva al termine di questa muraglia di roccia, laddove vi è il bivio con il sentiero del Bepo de Medil, che arriva da Gardeccia.

Si continua per chiara traccia tenendo la destra di un grande masso, lo si aggira così e si rientra verso sinistra, laddove vi è la linea di congiunzione di due grandi canaloni, e una piccola cresta che li unisce. Il terreno è friabile e infido, con attenzione si scende alla crestina di congiungimento dei due canali. Qui si presenta un salto di roccia di un paio di metri, ben appigliato. Lo si supera in salita piegando leggermente a destra, mentre dopo la traccia sempre su terreno friabile piega inaspettatamente a sinistra su dei salti in salita, qualche flebile segno rosso e sopra un ometto di pietra segnano il percorso. A questo punto la traccia piega a destra, su un punto in leggera esposizione, ma arrivati fin qui non desterà preoccupazione e quindi si inerpica direttamente verso la cima. Si passa sulla destra di un’altro enorme masso che contraddistingue il percorso, poi si arriva su un’anticima, appoggiata sulla sinistra a un muretto di roccia. Ora si vede la cima con la caratteristica croce di legno.

Da destra, la Pala di Mesdì e il Grande Cront, con la traccia di salita alla Pala
Da destra, la Pala di Mesdì con il tracciato di salita e il Grande Cront

Si segue la stretta traccia lasciando a sinistra il muretto di roccia, si superano altri massi posti a protezione di chi vorrà rimanere in quota e si arriva alla superba cima. Da qui si può godere di un impareggiabile panorama, fatto di guglie e vertiginosi precipizi.

La croce di vetta è ancora realizzata con i vecchi legni del 1930, portati quassù da Don Tita Soraruf, in onore dei caduti di tutte le guerre.

Don Tita Soraruf

Essere in vetta

In vetta alla Pala di mesdì

Dopo essermi goduto il panorama rientro per il medesimo percorso. Alla base del sentiero, in corrispondenza del pianoro circa a 2500m, seguo la traccia che porta al Passo delle Pope 2720m.

Da qui prendo il sentiero Don Guido e scendo verso il Rifugio Vajolet.

Dal Passo delle Pope, veduta sulla Valle del Vajolet

Il Don Guido è un sentiero non ufficiale CAI, ma abbastanza frequentato, visto che consente di realizzare un bel giro ad anello tra Rifugio Vajolet e Cima Scalieret.

E’ un sentiero con forte pendio, su tratti di roccia, direi adeguato per escursionisti esperti. Scende a zig zag per poi piegare verso sud sui 2350m, un ultimo tratto di canalino su roccia infido e quindi guadando il torrente si perviene al Rifugio Vajolet 2245m.

A questo punto per comodo sentiero 546 si perviene a Gardeccia e qui completo l’ultima ora in discesa verso Muncion.

Commenti? Osservate le immagini, parlano da sole 😊

Alla prossima!!

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Cima della Busazza 2893m – Gruppo della Civetta

Partenza: Val Corpassa, Capanna Trieste 1135m
Arrivo: Cima della Busazza 2893m
Dislivello: 1800m
Difficoltà: alcuni passaggi di I° grado e un passaggio di II-
Dotazione: escursionistica

Obiettivo il cocuzzolo in alto a sinistra, Cima della Busazza
La Cima della Busazza dalla Capanna Trieste

Vi racconto quella che per motivi diversi è stata la mia incompiuta del 2009 … e portata a compimento nel 2019!

Già ci avevo provato in dicembre 2008 e in estate 2009 due volte. La prima volta in luglio, con un calcolo un po’ tirato e soprattutto pensando di andare a farvi il tramonto. Però il meteo me lo aveva sconsigliato una volta arrivato al Van delle Sasse. Una seconda volta ci ho provato in agosto, e questa volta tutto poteva andare bene …… ma non sono riuscito a rimanere nei tempi prefissati per il ritorno.

Questo giro l’ho sempre impostato da Capanna Trieste, notissimo bar posto a quota 1135m, situato alla fine della Val Corpassa.

Dalla Capanna Trieste e per circa 500m di dislivello si segue la strada forestale che porta sui Piani di Pelsa e al rifugio Vazzoler. E’ una strada per nulla riparata, d’estate si rimane sotto il sol leone fino a quota 1600m e si suda assai, anche se il pendio è agevole.

L’acqua qui è abbondante, si incrocia un torrente prima a 1300m di quota e poi più avanti dopo il bivio tra i sentieri che portano al Van delle Sasse e al Vazzoler. Il primo torrente passa su un ponticello di ferro con corri mano. Qui comincia la salita con una serie di tornanti e un pendio mai elevato. La stradina comunque prosegue fino a quota 1900m circa. Poco prima del guado del secondo torrente c’è il bivio che porta al Van delle Sasse. Qui si lascia la strada forestale e si va a destra. Il sentiero diventa stretto e avanza in mezzo agli alberi. Dopo poco si arriva sotto alla Torre Trieste. Il sentiero non presenta difficoltà, ma ricordo bene che proprio qui in questa zona è scomparso 14 anni fa un giovane di 28 anni. Sempre attenzione quindi.

Da sotto la Torre Trieste si gode della visuale su tutta la Val Corpassa e che si allunga fino all’Agner. Ora il sentiero scende per una trentina di metri, poi riprende in leggera salita. Dopo qualche minuto si comincia la salita vera fino al Van delle Sasse. Da ora il sentiero sale inesorabile, facile, senza difficoltà alpinistiche, ma con buona pendenza. A quota 2000m si arriva ad un piccolo pianoro, neanche il tempo di prendere il fiato che si riparte su salita con ghiaino. Qui mancano ancora 400m al Van. Ora il sentiero va in direzione nord, sempre con buona pendenza. Arrivo in 3h circa al Van delle Sasse da Capanna Trieste. Qui si va a sinistra per i lastroni e si fiancheggia la base della Busazza. Sembra un attimo breve, ma invece il tempo passa inesorabile. Si gira la base della Busazza e ci si ripresenta sul versante sud, che è da salire su terreno scivoloso, della serie un passo avanti e due indietro.

Qui si perde completamente il sentiero. A destra non si può salire, rimangono due canali a sinistra: è da prendere quello ripreso in foto che presenta dei passaggi di primo grado su un primo pendio, seguito da un breve tratto di sfasciumi, quindi un muretto di secondo che si risolve più facilmente affrontandolo sulla paretina di destra.
A questo punto si piega a destra, si traversa un colatoio, si sale un primo risalto di I° e quindi un successivo sempre sul I°. Si sale sulla destra ancora e poi gradatamente si piega verso ovest seguendo gli ometti sempre presenti. Il percorso disegna quasi una S partendo dalla base della Busazza. Ci si allunga ora verso la alta parete ovest, sempre per sfasciumi ci si alza sul suo bordo occidentale e per brevi salti si perviene alla agognata cima a 2893m.

La Cima è molto spaziosa e si allunga per una cinquantina di metri con due ometti di pietra presenti appena arrivati. Doveva esservi un libro di vetta ma non l’ho trovato

La discesa si fa velocemente. Con attenzione fino al basamento della Busazza, dove l’abbondanza di ometti e una traccia nel ghiaino fa scendere più sotto della traccia corretta. Così capita come a me, che mi sono ritrovato più basso, in un punto che chiaramente non avevo percorso all’andata e quindi sono risalito con fatica. Arrivati alla base della Busazza i problemi sono terminati, si rientra al Van delle Sasse e si rriprende il percorso di salita, ove gli 800 m di dislivello fino alla strada forestale si possono percorrere in non più di un’ora, per il sentiero che si lascia percorrere in velocità. La cosa più fastidiosa nella discesa sono quei 30m di salita sotto alla Torre Trieste, che dopo aver fatto già tanta salita e discesa un po’ disturbano.

Per il resto la strada forestale è più una noia, è la parte di sentiero che meno mi piace.



Rientrati a Capanna Trieste si può guardare la Cima della Busazza, dove si era fino a 3 ore prima 😊

Il percorso con la sua traccia GPS

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Calendario Dolomiti 2020

Tredicesimo anno …. quando mi guardo indietro penso a tutte le escursioni, notti, vissute nelle Dolomiti.

Anche quest’anno pubblico un calendario con le mie foto dell’ultimo anno, come sintesi di quanto ho vissuto tre cime e valloni.

Spesso le montagne sono le medesime, ma cerco sempre qualche connotazione diversa e la presenza di una nuova emozione.

Anche quest’anno il calendario è verticale, con dimensioni 29x43cm, su 13 fogli! Grammatura 200g/m2

E’ una edizione limitata. Il costo è contenuto a 8 euro.

Volentieri lo consegno a mano per chi è della zona tra Venezia e Ferrara, a volte trovo il modo di essere presente anche in zona Treviso.

Ci si può sentire, giro parecchio per lavoro e magari si trova un punto di incontro ed evitare 10 euro di spedizione!!

Di seguito riporto le pagine del calendario complete del datario, per chi lo utilizza anche … per scrivere i propri appuntamenti!!

Per informazioni mi potete scrivere: tom@passeggiando.it

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