- Partenza: abitato di Muncion 1500m
- Dislivello complessivo 1400m
- Tempo necessario: 8 ore senza soste
- Attrezzatura: caschetto, imbrago
- Acqua: poca alla base delle Scalette
- Difficoltà: EEA
Si parte
Parto dall’abitato di Muncion, in un’epoca in cui i pulmini che trasportano le persone a Gardeccia non sono più disponibili per disposizioni comunali.
Seguo la strada asfaltata fino a Gardeccia 1946m, tempo necessario circa un’ora con buon passo.
Da qui prendo il sentiero 583 delle Scalette, che tante volte ho già percorso. Questo sentiero attraverso la base dei Dirupi del Larsech da ovest a est, per circa 40 minuti senza quasi alzarsi di quota.
Si arriva quasi alla base della salita che porta al Passo delle Scalette.
Fino a qualche tempo fa c’era una comoda traccia che portava alla base della salita. Ora questa traccia ha avuto continui smottamenti nel tempo, non è più stata manutenuta ed è stato creato un percorso attrezzato alla base delle rocce, che andrebbe affrontato con adeguata attrezzatura (caschetto e imbrago). Si passa di traverso la base delle rocce, tenendosi alle corde e utilizzando anche dei ferri a U predisposti. Il tratto attrezzato ha uno sviluppo di 60-70m, quindi in 10 m si può completare il passaggio.
Inizia quindi il tratto di salita lungo i vari sfasciumi della gola. Dopo un primissimo tratto in salita, si scende di pochi metri per riprendere la salita seguendo la traccia che tende a sinistra. Spesso in questo tratto a fine primavera si trovano tratti di neve. Si prosegue, si sale qualche tratto comodo di I° grado e a quota circa 2300m si trova un successivo tratto attrezzato, che inizia con alcuni gradini e poi piega in modo trasversale a destra.
Arrivo al Passo delle Scalette
Dopo un centinaio di metri di dislivello su pendio consistente si scollina al Passo delle Scalette a 2348m. Qui si apre la bellissima Busa di Larsech, pianoro verdeggiante che si adagia tra i Dirupi di Larsech e i lunghi crinali della Cima Scalieret e Larsech.
Riprendo la marcia in direzione ovest, ai piedi dei ghiaioni dei Dirupi e verso il P.so delle Pope guardandomi in giro e ascoltando se sento qualche verso di marmotta e su questo tratto in piano rilasso un po’ i muscoli.
Dopo un primo tratto in salita si trova una nuova radura costellata di blocchi di roccia e qualche chiazza verdeggiante, dove si notano dei vecchi pali di legno. Al limitare superiore del pianoro parte evidente una traccia che sale in direzione sud-est verso la Pala.
Parto per la vetta
La traccia si inerpica con buon pendio, e si è subito a lato di una ampia parete. Si rimane piuttosto vicini a questa parete, circa a metà insiste un canalone franoso, probabilmente diventa lo scolo delle acque durante le piogge, che taglia la traccia e rende infido il prosieguo.
Si tiene la destra sotto le rocce, si sale un salto di roccia e si continua liberamente su terreno friabile e instabile. Dopo poco si arriva al termine di questa muraglia di roccia, laddove vi è il bivio con il sentiero del Bepo de Medil, che arriva da Gardeccia.
Si continua per chiara traccia tenendo la destra di un grande masso, lo si aggira così e si rientra verso sinistra, laddove vi è la linea di congiunzione di due grandi canaloni, e una piccola cresta che li unisce. Il terreno è friabile e infido, con attenzione si scende alla crestina di congiungimento dei due canali. Qui si presenta un salto di roccia di un paio di metri, ben appigliato. Lo si supera in salita piegando leggermente a destra, mentre dopo la traccia sempre su terreno friabile piega inaspettatamente a sinistra su dei salti in salita, qualche flebile segno rosso e sopra un ometto di pietra segnano il percorso. A questo punto la traccia piega a destra, su un punto in leggera esposizione, ma arrivati fin qui non desterà preoccupazione e quindi si inerpica direttamente verso la cima. Si passa sulla destra di un’altro enorme masso che contraddistingue il percorso, poi si arriva su un’anticima, appoggiata sulla sinistra a un muretto di roccia. Ora si vede la cima con la caratteristica croce di legno.
Si segue la stretta traccia lasciando a sinistra il muretto di roccia, si superano altri massi posti a protezione di chi vorrà rimanere in quota e si arriva alla superba cima. Da qui si può godere di un impareggiabile panorama, fatto di guglie e vertiginosi precipizi.
La croce di vetta è ancora realizzata con i vecchi legni del 1930, portati quassù da Don Tita Soraruf, in onore dei caduti di tutte le guerre.
Essere in vetta
Dopo essermi goduto il panorama rientro per il medesimo percorso. Alla base del sentiero, in corrispondenza del pianoro circa a 2500m, seguo la traccia che porta al Passo delle Pope 2720m.
Da qui prendo il sentiero Don Guido e scendo verso il Rifugio Vajolet.
Il Don Guido è un sentiero non ufficiale CAI, ma abbastanza frequentato, visto che consente di realizzare un bel giro ad anello tra Rifugio Vajolet e Cima Scalieret.
E’ un sentiero con forte pendio, su tratti di roccia, direi adeguato per escursionisti esperti. Scende a zig zag per poi piegare verso sud sui 2350m, un ultimo tratto di canalino su roccia infido e quindi guadando il torrente si perviene al Rifugio Vajolet 2245m.
A questo punto per comodo sentiero 546 si perviene a Gardeccia e qui completo l’ultima ora in discesa verso Muncion.
Commenti? Osservate le immagini, parlano da sole 😊
Alla prossima!!
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Grazie. Descrizione molto esaustiva. Leggendola, mi è sembrato di esserci. Il mio posto del Cuore e sogni nel Cassetto. Messi in Agenda per la prossima “Vita” La prima mia volta in Catinaccio ho fatto il sentiero delle scalette. Che all’epoca saliva a ridosso della parete di sinistra seguendo un canalone etagliando solo sulla parte finale a destra….alla Busa dei Larsèch mi si è aperto un “Mondo” uno scenario bellissimo.