Ogni tanto mi girano delle idee un po’ strane. Questa volta l’idea si è composta a step successivi.
Primo step, da ben 6 anni che ci penso, era andare a Cima Pena di fronte al Pelmo “el Caregon”, versante sud. Ci sono stato parecchi anni fa, e volevo tornarci, magari per un notturno, un’alba ….. qualche cosa di particolare.
La strada penso di saperla, ci avevo provato anche l’anno scorso, ma sull’ultimo pendio di salita mi aveva bloccato uno stiramento al polpaccio. Davvero una “pena” e una congiura contro questa idea.
Parto di sera dal parcheggio di Zoppè a 1600m, ore 19,40, conto di aver luce fino alle 22. Cammino senza fretta lungo la carrabile che porta al Rifugio Venezia. Altre volte ho documentato questo sentiero, che non presenta nessuna difficoltà, se non che è lungo per il poco dislivello che permette di fare. Trovo l’ultima parte del sentiero prima di scollinare verso il Venezia in stato paludoso, come capita spesso, soprattutto dopo una settimana di piogge. Qui arrivo circa alle 21.
Arrivato sul dolce valico da dove si vede il Rifugio, si prende con decisione in direzione sud per salire a Cima Pena. Si segue inizialmente una traccia scavata nel terreno, ci si alza di pochi metri, poi continuando sempre verso sud si scende. Tutt’attorno pascola una mandria di mucche e si vede anche qualche cavallo. Un po’ di attenzione non guasta, sono animali pacifici ma se ti prendono in simpatia come stava accadendo a me ….
Qui il sentiero non è più segnato. Si procede superando la prima radura caratterizzata
dalla discesa e quindi dalla dolce salita, si passa in mezzo a una macchia di alberi, ci si trova in una nuova e ampia radura e qui è necessario cercare dall’altro lato due segni rossi presenti su due alberi che individuano il passaggio e il sentiero da seguire. Si entra in una radura più piccola e qui al suo angolo sinistro si individua la traccia da seguire. Poco dopo si prende a destra decisi, cercando la bollatura appena visibile su un masso posto per terra. A questo punto il sentiero diventa
chiaro e tutto sommato ben segnato da bollature. Si procede salendo di traverso in direzione est, e quando si è sotto alla cima si sale in modo deciso e diretto. Il percorso è vario, con dei stretti canali dove si passa appena, dei piccoli salti, e poi sale tra verde dell’erba e sassi. La cima è sulla sinistra del fronte di salita, mentre a destra sono presenti dei verdeggianti rilievi. Mi sistemo al riparo dal vento su una conca ai piedi della cima, dove passo la notte dormendo in sacco a pelo.
Passo la notte svegliandomi di continuo per fotografare, mi corico definitivamente alle 3.
La luce del mattino comincia a intravedersi già prima delle 5. Con difficoltà mi alzo e aspetto l’alba spostandomi in cima. Tira una fresca brezza, le mani se ne stanno bene all’interno delle tasche della giacca invernale. Verso le 6,45 parto per il rifugio Venezia.
A questo punto si aprirà il progetto della giornata di realizzare il giro del Pelmo o, se non ne avrò voglia, tornerò indietro all’auto.
Al Venezia prendo un buon caffè, riempio la borraccia e decido di partire per il giro del Pelmo. Lo farò camminando in senso orario, con lo zaino bello pienotto con 15 kg di materiale complessivamente.
Parto dal rifugio seguendo il sentiero che porta alla Val d’Arcia e all’attacco della Cengia di Ball, per la normale del Pelmo. Dopo una ventina di minuti i due sentieri si
dividono: a destra continuo per la forcella della Val d’Arcia. Il sentiero sale con discreta pendenza, poi si abbassa prima di salire decisamente verso una prima forcella che porta a far intravvedere la forcella di Val d’Arcia. Fin’ora il sentiero è stato agevole, senza difficoltà alcuna. Ora invece si fa ben più severo: scorre a ridosso delle pareti della montagna, assistito a tratti da corde metalliche, poi sale lungo un colatoio alquanto faticoso, instabile come con tutti quei sassolini che
mi accompagnano nel senso opposto della marcia. L’ultimo tratto procede con un più comodo zig-zag. Si arrivaa così in Forcella 2450m, ove la vista si diletta nell’osservare la piccola Val d’Arcia, incastrata tra il Pelmo e le omonime Crode.
La scendo prendendo la traccia a monte, e continuando diretto senza passare per il Rifugio Città di Fiume scendo fino a 1900m, un sentiero in mezzo ai grandi colatoi del Pelmo, ben segnato e battuto.
Arrivato al termine della Val d’Arcia comincia la parte più noiosa del percorso, prima in
mezzo alla vegetazione in direzione del Passo di Staulanza, dove non arrivo e rimango un po’ più a monte. Dall’altezza dello Staulanza il terreno comincia a diventare fangoso. Ma per aiutare l’escursionista sono stati realizzati dei ponti in legno che permettono di passare indisturbati le zone acquitrinose. Questi ponti sono realizzati fino all’altezza dell’abitato di Pecol. Sono veramente tanti, ben fatti, una bella opera. Il sentiero nel settore ovest del Pelmo è un po’
noioso, procede con scarsa pendenza e resta lontano dalla base delle rocce del Pelmo. Nei pressi di un colle si cambia direzione. Ora si va verso est, a prendere il bivio tra il rif. Venezia e il sentiero che porta a Zoppè. Da qui occorre circa un’ora secondo l’indicazione dei cartelli segnasentiero.
Per il solo giro del Pelmo ho impiegato 6 ore, senza correre e con pause varie.
La evidenziare che si trova acqua per abbeverarsi nella zona in corrispondenza tra Passo Staulanza e Pecol.
Penso sia un percorso che permette di conoscere meglio le pareti, i canaloni di quella incredibile montagna che è il Pelmo. Quindi vale la pena provarlo.
A parte il mio caso in cui sono partito da Zoppè, penso la soluzione migliore sia iniziare il giro dal Passo Staulanza.
Come sempre ….. Buona Montagna!
Dimenticavo …… perchè l’ho chiamata TransPelmo a ostacoli? Ho ripreso il nome dalla corsa che viene fatta attorno al Pelmo tutti gli anni, però ho fatto il percorso con 15 kg di peso di materiale e …… lo zaino che si è rotto nell’ultima mezz’ora di cammino lasciandomi con una sola cinghia a tenerlo sulle spalle …… più ostacoli di questi 🙁
bon!!! grazie di tutto se’senton!!!
Ilio, spero tu qui possa trovare sufficienti informazioni, anche grazie alle foto, altrimenti chiedi 🙂
buhon giorno,anni fa cercai di fare il giro del “caregon”partendo da staulanza con famiglia….ma arrivati a forcella darcia’ complice un forte temporale con nebbia e contorno pioggia…dovetti desistere…ora questa occasione mi “coinvolge” magari con info ecc…sono un appasionato di escursioni abbordabilibi….no ferrate…corde…godendo dei magnifici panorami…