Escursione alla Caserà Vescovà: Guida Completa

7 dicembre 2024, trovo una giornata per andare a fare un giro. Mi farà sicuramente bene, almeno per mantenermi un po’ in forma. Sono almeno due settimane non esco, e il lavoro troppo stanziale mi dà da pensare. Dove andare? Mi vini in mente una casera di cui spesso sento parlare dagli escursionisti più smaliziati, e che io stesso da oltre 10 anni ne conosco la esistenza. Ma non ci sono mai andato ….. si va!

Salita alla Caserà Vescovà, m 1862

Partenza: zona parcheggio prossima alla fermata dell’autobus località “La Pissa”, tra la Stanga e la Muda in strada Agordina, quota circa 460m

Tappa 1: Rifugio Bianchet, 1245m, 2h30′

Tappa 2: Caserà Vescovà, 1862m, ulteriori 2h30′

Tappa 3: Forcella La Varetta, 1704m ulteriore 1h20′

Rientro al Rifugio Bianchet e quindi al parcheggio di partenza

Sentieri: 503, 536, 514, 518 e rientro 503

Difficoltà: EE

Attrezzatura: da escursionismo, pantaloni lunghi, consigliate racchette

Dislivello complessivo: tra i 1750-1800m di dislivello (saliscendi continui)

Si parte dalla Strada agordina, località “La Pissa”, poco prima della fermata dell’autobus

L’inizio è caratteristico per una rampe di scale di cemento che si inerpica partendo da una rientranza della strada e qui si trova l’indicazione del segnavia 503 per il Rifugio Bianchet.
Il primo tratto di sentiero fino a 700m di quota è impervio, con ripido pendio e qualche salto tra radici massi.

Si perviene così alla strada forestale che parte dalla località Pinei. Da qui fino al Bianchet il sentiero è quindi una strada forestale a ciottoli ben grossi dove si cammina in modo confortevole con calzature pesanti. La strada prosegue tra lunghi rettilinei e tornanti in sequenza con pendii leggeri. Dai 900m circa inizia la possibilità di qualche scorciatoia, ben visibili, che accorciano decisamente il percorso. I boschi della zona sono ricchi di foglie cadute, gli scarponi si immergono nel soffice manto delle foglie secche. La strada forestale continua in salita fino a 1120m di quota, da qui inizia un tratto in leggera discesa di una cinquantina di metri. Riprende a salire dopo il ponte sul torrente. Si continua sempre su strada forestale con bassa pendenza e un centinaio di metri in linea d’aria prima di arrivare al Bianchet si prende il sentiero 536 che porta a Casera Vescovà. Il sentiero, inaspettatamente, scende in modo ripido verso il torrente. Circa 100m di discesa fino all’alveo del torrente. Qui la traccia si perde. Bisogna a intuito cercare le segnaletiche pur presenti, scendendo di una decina di metri verso valle e incrociando sulla sponda opposta, dopo alcuni tronchi divelti, una indicazione per la casera.

Da qui inizia la lunga salita. Salendo nel primo tratto fino all’imbocco del 536 mi chiedevo dov potesse inerpicarsi il sentiero. Ora comincio a vederlo …. a intuirlo direi. Il pendio ora è ben accentuato, il piede deve essere ben fermo sui quei pendii così anche scivolosi sul fondo di foglie. A quota 1300m circa accade una cosa strana. Il sentiero prosegue con tornante sulla destra e segnaletica indica il mio sentiero di salita, ma dall’altro lato il sentiero scende ….. ricordo di una indicazione anni fa che partiva proprio dal ponte a quota 1070m. Credo che quella diramazione che scende vada proprio lì . Continuo con passo lento ma regolare. Arrivo sui 1450m di quota in un punto ove scollino, poco oltre un vecchio ponticello.

Qui, in zona all’ombra, trovo la prima neve. Trovo anche il primo camoscio, probabilmente anziano, la sua corsa è lenta e pesante.

Proseguo, il sentiero è chiaro e non presenta difficoltà. Il panorama in taluni punti inizia ad aprirsi sul Burel. Il percorso è comunque lungo, sembra di non arrivare mai, o sono io che vado piano. Intuisco in alto la fine della salita e l’arrivo alla casera … nulla di più falso.

Arrivo finalmnte circa a quota 1750m e il panorama si apre. Di fronte a me le propaggini della Grande Talvena. La giornata è grigia, l’erba gialla del colore dell’autunno. Intravvedo ora la meta. Si procede per prati. L’erba è bassa, ma d’estate deve essere ben alta. Il sentiero si intuisce, ma a questo punto non è un problema, si potrebbe precedere ad intuito. Si procede per zig zag, poi un lungo traverso, ulteriore zig zag e si guadagna il pulpito della Casera.

Branchi di camosci si aggirano sui pendii più alti, li vedo. Entro nella casera. Ci rimango una mezz’ora, mi guardo in giro. Velocemente riprendo. Decido di continuare per la forcella La Varetta e quindi di rientrare in discesa verso il Bianchet. Il sentiero continua dopo la Casera senza segnaletica, si sa …. di qui passano solo escursionisti avvezzi alle alte quote, coloro che non abbisognano di continue indicazioni. La traccia è lieve ma chiara, la seguo. Si va in discesa di una quarantina di metri, poi si risale fino a 1923m, la quota più alta del giro. Di qui inizia una lenta discesa verso la Casera La Varetta, solcando aerei prati e dolci pendii. La casera La Varetta è alquanto malconcia, passo via veloce, la forcella è lì vicino.

Da qui inizia un tratto continuo di saliscendi di traversi sul fondo valle. Sono anche deliziato da qualche scorcio di sole che mi riscalda un po’. Raggiunto il bivio tra il sentiero 518 e 514 si scende con decisione verso il Bianchet. Nonostante cerchi di accelerare il passo, non arrivo mai alla meta. Entro nel bosco, si scende sempre con traccia ben segnata, e l’ultimo pezzo risulta quasi in piano. Arrivo così finalmente al Bianchet, sono le 15, 50. Mi resta poco più di un’ora per il rientro all’auto che completerò senza problemi, alla luce della frontale da quota 700m in giù.

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Informazioni su Tommaso

Coniuga inizialmente la passione per la montagna con il web, proponendo attraverso il suo sito www.passeggiando.it semplici relazioni delle escursioni che realizza. Man mano che passano gli anni migliora la propria tecnica fotografica, cercando i momenti migliori della giornata: è così che frequenta la montagna quasi sempre all’alba e al tramonto, cercando i momenti pieni di Pathos e li congela nella sua macchina fotografica. Negli ultimi tempi si concentra nella fotografia notturna, spostandosi tra i monti di notte alla luce della pila frontale, alla ricerca di nuove sensazioni, nuove magie da raccontare fotograficamente. Nel 2011, come conclusione di un percorso di ricerca, pubblica il suo primo libro fotografico: “Dall’alba al tramonto nel cuore delle Pale di San Martino”. Partecipa ad alcuni concorsi fotografici con apprezzabili risultati, tra cui in Ottobre 2012 il terzo posto nel Concorso Internazionale IMS di Bressanone e il primo posto ai seguenti concorsi: al Concorso Rotary e la Montagna di Trento nel 2013, nel 2017 al Concorso "Coppa delle Dolomiti" di Trento e nel concorso fotografico nazionale della Pro Loco di Vigo di Fassa “Ambiente di Montagna nel 2019. Nel dicembre 2013 pubblica due volumi dedicati alle Dolomiti della provincia di Belluno, frutto della collaborazione con Federico d'Ambros e dal titolo "Il volto nascosto delle Dolomiti", è coautore della guida" Scialpinismo-freeride ciaspole nelle Pale di San Martino", edita nel dicembre 2014; nel maggio 2015 esce con "Alla ricerca del giardino di Re Laurino", libro ambientato in Catinaccio e infine a dicembre 2015 scrive e pubblica una guida ai sentieri nelle Pale di San Martino.
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