Il trittico dei fantastici sentieri in Catinaccio

Insieme alla Busa di Larsech

Insieme alla Busa di Larsech

Una delle mie convinzioni, che ripeto fino alla noia, è che andare in Catinaccio deve voler dire lasciarsi trascinare da questo gruppo, e procedere alla sua scoperta, cercando nuovi sentieri e nuove suggestioni.

In questa giornata, in sette compagni di ventura, abbiamo attraversato il Catinaccio unendo i tre sentieri più remoti e meno frequentati: la Fantastica Fessura, il sentiero Paola e il Bepo de Medil. Gli ultimi due sono già stati qui commentati e presentati, ora mi soffermerò soprattutto sul primo, la Fantastica Fessura. Questo è un sentiero scoperto da Don Tita Soraruf, il cappellano degli anni ’20, che dedicò molto tempo all’esplorazione del Catinaccio. Il nome a questo singolare crepaccio lo coniò proprio lui, la Fantastica Fessura (che molti fraintendono 🙂 !!!)

L'ingresso della Fantastica Fessura

L’ingresso della Fantastica Fessura

La Fantastica Fessura è effettivamente un intaglio nella roccia, alto fino a 200m circa, il cui fondo pian piano si alza fino a portare l’escursionista all’uscita in prossimità della base del Polenton.

Vediamo ora in dettaglio il percorso:

Partenza da Muncion 1500m, paese posto sulla strada per il Rifugio Gardeccia. Si prende il sentiero 579 che dopo il bivio con Mazzin prende il numero 580.
Si procede fino a quota 1700m, in corrispondenza del grande colatoio che scende dalle crepe di Lausa. Si procede liberamente lungo il colatoio dove risulta più facile camminare.

Sulla destra, da subito, ai limiti del colatoio si intravvede un enorme masso. Subito dopo questo masso, si salta in cima al terrapieno che limita il colatoio e si distingue flebile una traccia nel terreno. Si segue questa traccia, che sale con decisione e forte pendenza. Tra vari tornanti ci si sposta dapprima lentamente verso est, poi con maggiore decisione in diagonale su terreno in forte pendenza.

Il guado del torrente

Il guado del torrente

Questo è un sentiero decisamente ostico, che non consiglio di fare se non siete avvezzi ai terreni accidentati ed esposti.

Si continua alla base della parete del grande contrafforte che sostiene il Polenton fino a incrociare il torrente che genera le cascate di Soscorza e che scende dall’Antermoia.
Il guado del torrente deve avvenire con circospezione. Se si scivola per qualsiasi motivo si troverà un salto di un centinaio di metri. Noi avevamo una corda di 12 m che abbiamo usato per assicurarci e attraversare in sicurezza il torrente. Per uscire dal letto del torrente ci si eleva di un buon metro e mezzo con gesto atletico su un masso.

Da qui inizia un tratto di almeno 200m in salita impegnativo. Su roccia buona, la pendenza è dav

La dura salita taglia gambe

La dura salita taglia gambe

vero notevole e obbliga a porre sul terreno le mani. E’ un I° continuo in questo terreno. Terminata questa salita su perviene su zona prativa e si vede a sinistra la fessura. Per entrarci è necessario passare il torrente di nuovo.
Alcuni autori invitano a prendere la fessura da sotto, noi invece l’abbiamo aggredita secondo una linea trasversale a pari quota che perviene da destra. Il tratto è esposto e ha il punto critico in prossimità di alcuni mughi dove si passa con appigli poco accennati. Qui abbiamo posato la corda per sicurezza.
Si entra ora nella Fessura. L’ingresso è ampio, ma si capisce subito che tipo di ambiente è: umido, buio ….. ma assolutamente entusiasmante. Più che escursionisti sembra di essere speleologi. Si ha la netta impressione di entrare all’interno della terra, anche se ogni tanto si osserverà qualche fenditura dall’alto dove passa un filo di luce a ricordare il legame con il cielo aperto.

All'interno della Fantastica Fessura

All’interno della Fantastica Fessura

Il percorso di salita nella fenditura è vario. Non mi sono trovato con altre relazioni, forse perchè l’ambiente è poco trafficato e mutevole. Ad alcuni tratti assolutamente normali si alternano salti con difficoltà tra il II° e il III° grado. A rendere tutto difficile vi sono spesso il terreno friabile, le rocce umide, e gli scarponi scivolano nei piccoli appigli.
Vi sono un paio di punti più impegnativi prima di arrivare al tratto finale, dove si esce e dove la fessura si restringe e si passa a malapena. All’uscita invece che prendere una crestina sulla destra come menzionato in altre relazioni si è preferito stare bassi e seguire il fondo della fessura. Ripeto, penso che le condizioni del percorso non siano stabili, perciò ciò che scrivo oggi possa domani essere non più vero.

Sicuramente, per le mie capacità alpinistiche, non avrei potuto fare da solo questo percorso, per cui se non siete alpinisti consiglio di non fare questo percorso oppure di trovare chi vi accompagni, come ho fatto io, ancor meglio se vi farete accompagnare da una guida alpina.

Uscita dalla Fantastica Fessura

Uscita dalla Fantastica Fessura

L’uscita è surreale, si passa dalle “viscere della roccia” all’aperto. Non mi capiterà ancora!
Si è ora al cospetto del Polenton, un nome che la dice lunga sulla forma di questa montagna 🙂 . Ci spostiamo verso ovest, in direzione Crepe di Lausa. Non vi è sentiero, si procede intuitivamente a vista: si può scegliere di scendere di una cinquantina di metri per andare a raggiungere più sotto la traccia del sentiero Paola, oppure raggiungerlo più in alto, tagliando proprio sotto alla parete del Polenton. In ogni caso, tenere la medesima quota complicherà il tragitto, perchè si incontra un canale alquanto accidentato da passare.
Noi abbiamo preso una esile traccia più alta che transita sotto al Polenton, quindi tagliando il fronte di salita siamo pervenuti nel ghiaione che porta alla Forcella delle Crepe di Lausa Nord: ghiaione faticoso questo; prima si perviene in un ampio pianoro da dove, sporgendosi leggermente a est si intravvede il Rifugio Antermoia. Si sale verso le Crepe di Lausa Nord. A metà via, sulla sinistra in successione, si trovano due canali di salita: sfruttando il primo si perviene alle Crepe di Lausa Sud, con il secondo alla forcella dei Camosci.

Discesa lungo il ghiaione dalla Forcella dei Camosci

Discesa lungo il ghiaione dalla Forcella dei Camosci

Poichè il nostro obiettivo ora diventa la Pala di Mesdì, tentiamo l’avventura e speriamo tagliando per la forcella dei Camosci di arrivare più velocemente nella Valle di Lausa.
La salita su ghiaino friabile è sempre faticosa, mentre la discesa è impegnativa per la pendenza e il terreno assai sdrucciolevole. Se non siete equilibristi, un bel paio di bastoncini da trekking saranno molo utili.
Per nostra fortuna, e come suggerito dall’intuito, la discesa ci ha accompagnati proprio nella Valle di Lausa, dove su un verdissimo e morbido praticello abbiamo pranzato.
Da qui ci siamo spostati nella Busa di Larsèch per salire alla Pala di Mesdì, percorso “Bepo de Medil” già documentato al link presente all’inizio di questa relazione.
In questa giornata abbiamo percorso il sentiero Bepo de Medil al contrario rispetto a quanto presentato. Una necessità questa visto lo svolgersi della giornata. Se si deve andare in Pala di Mesdì consiglio di seguire il tracciato proposto nella mia relazione, quindi di percorrere il canalone in salita.
Dopo la salita alla cima siamo scesi per il sentiero Bepo de Medil e quindi al Gardeccia da Marco ci siamo bevuti una fresca e dissetante birra!

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Informazioni su Tommaso

Coniuga inizialmente la passione per la montagna con il web, proponendo attraverso il suo sito www.passeggiando.it semplici relazioni delle escursioni che realizza. Man mano che passano gli anni migliora la propria tecnica fotografica, cercando i momenti migliori della giornata: è così che frequenta la montagna quasi sempre all’alba e al tramonto, cercando i momenti pieni di Pathos e li congela nella sua macchina fotografica. Negli ultimi tempi si concentra nella fotografia notturna, spostandosi tra i monti di notte alla luce della pila frontale, alla ricerca di nuove sensazioni, nuove magie da raccontare fotograficamente. Nel 2011, come conclusione di un percorso di ricerca, pubblica il suo primo libro fotografico: “Dall’alba al tramonto nel cuore delle Pale di San Martino”. Partecipa ad alcuni concorsi fotografici con apprezzabili risultati, tra cui in Ottobre 2012 il terzo posto nel Concorso Internazionale IMS di Bressanone e il primo posto ai seguenti concorsi: al Concorso Rotary e la Montagna di Trento nel 2013, nel 2017 al Concorso "Coppa delle Dolomiti" di Trento e nel concorso fotografico nazionale della Pro Loco di Vigo di Fassa “Ambiente di Montagna nel 2019. Nel dicembre 2013 pubblica due volumi dedicati alle Dolomiti della provincia di Belluno, frutto della collaborazione con Federico d'Ambros e dal titolo "Il volto nascosto delle Dolomiti", è coautore della guida" Scialpinismo-freeride ciaspole nelle Pale di San Martino", edita nel dicembre 2014; nel maggio 2015 esce con "Alla ricerca del giardino di Re Laurino", libro ambientato in Catinaccio e infine a dicembre 2015 scrive e pubblica una guida ai sentieri nelle Pale di San Martino.
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2 risposte a Il trittico dei fantastici sentieri in Catinaccio

  1. Pingback: Il Catinaccio, tra percorsi e cime segnati e tracce dimenticate 2024 - passeggiando.it

  2. Nicola Trombetta scrive:

    Sicuramente una bellissima escursione “il trittico”, posso chiederti gentilmente se hai la traccia Gps? Sempre gentilmente, la si può avere? Grazie. Nicola.

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