Il selvaggio Anello dei Van de Zita (18/5/25)

Propongo in questa relazione uno dei posti più autenticamente selvaggi delle Dolomiti, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, nella zona più isolata, arricchendolo di un percorso ad anello unico per caratteristiche naturali e bellezza.

Il percorso proposto inizia dalla Valle del Grisol, che si prende da Soffranco, località che si trova lungo la strada da Longaron alla Val di Zoldo.

Partenza: da quota 750m, dove è presente un piccolo parcheggio e il segnale di divieto di circolazione
Arrivo: Cima de Zita Sud 2450m

Sentieri: 520 e dal Rif. Pian de Fontana 514, nonchè rientro in libertà per la selvaggia Val de Zita de Entro

Difficoltà: EE, difficoltà solo dovute all’importante dislivello
Dislivello 1700m

Tempo Standard: 9-10 ore
Attrezzatura: consigliate racchette, scarponi alti da trekking
Acqua: presente e abbondante lungo il percorso fino al Rifugio Pian de Fontana

Avevo già proposto la parte iniziale di questa uscita, esattamente a questo link.

Non ripeterò qui quanto già presente al link sopra riportato e valido fino al Rifugio Pian de Fontana posto a 1632m. Qui evidenzio solo la grande quantità di acqua presente fino al Rifugio e le suggestive cascati presenti lungo il sentiero 520. Si vedono numerosi giochi di acqua, orridi scavati, a volte pietre levigate dallo scorrere vorticoso.

Dal Rifugio e fino alla Cima de Zia sud seguo il sentiero 520, che in questo tratto coincide con l’alta via N. 1 delle Dolomiti. Il primo tratto sale con buona pndenza, su terreno fangoso misto a terriccio. Ci si avvicina così a un muro apparentmente verticale, che si supera in modo semplicemente inaspettato con continui zig-zagalternati da alcuni tratti assistiti da corde metalliche.

Si arriva circa a 1850m, e si comincia a intuire che l’alto muro che si scorgeva dal basso sta per finire: un ampio tratto con pendenza appena accennata verso destra e poi un paio di salti a sinistra per giungere in uno stretto pianoro chiamato valle delle Marmotte che si attraversa lungamente da destra verso sinistra (da est verso ovest)

Appena la traccia comincia a salire si prende con decision il pendio a destra, anche qui si procede a zig zag e si esce alla base dei Van de Zita de Fora

Van de Zita de Fora|

Osservo il Vallone, cerco con l’occhio il giusto tracciato di salita. Un’illusione …. trovo la neve abbastanza dura. Inizio senza ciaspe, mi avvicino alla pendente rampa di salita sotto alla Cima, ove lì indosso le ciaspe. Il pendio ha pendenza molto pronunciata, devo affondare bene la punta dentata delle ciaspe per non perdere l’appiglio. Arrivato all’altezza del successivo pulpito vado di traverso per raggiungerlo, con molta attenzione e cercando la presa con la ciaspa sulla neve. Alla mia sinistra guardando verso sud guardo la catena delle “Preson”

Continuo la salita, in leggera pendenza prima con direzion Cima de Zita Nord poi, arrivato a una zolla d’erba devio drasticamente a sinistra verso la Forcella de Zita. Qui tutto intorno è bianco candido. Arrivo alla forcella, salgo un profilo di neve a U rovesciata e domino sui due versanti. La neve è buona, tiene. Ormai sono arrivato. Salgo il primo tratto, il profilo di vetta si sposta a destra e lo seguo ovviamente e pervengo alla vetta con il piccolo omino di vetta.

Da qui si vedono Pelmo, Civetta, Pale di San Martino …… e tantissime altre cime .

Il meteo è sempre sul variabile, comincio presto la discesa per il Van de Zita de Entro. 13 anni fa lo avevo percorso, ma mi ricordo poco o nulla; è sempre una nuova avventura, anche questa volta.

Vado lungo il primo vallone che già dalla cima si scorgeva. Il Van è contenuto tra le Cime di Bachet e le Crode delle Preson. Procedo immerso in questa bellezza bianca, riguardo le cime attorno immaginando di tornare per un ‘approfondimento’. Tante si possono salire da questo versante, e magari godere di inusuali panorami.

Procedo e mi avvicino al limite del primo pianoro fino a poter scorgere cosa c’è oltre. Noto sulla sinistra una traccia, sicuramente creata dai camosci. Qui il pendio è per poco più ripido.

Sempre con le ciaspe ai piedi lo scendo e seguo il solcodel vallon che piega leggermente a sinistra. E dopo cosa mi troverò?

Eccomi in un terzo valloncello dolce, quasi piano, che mi porterà a vedere il sentiero dell’andata e a ricongiungermi con esso. Laggiù Pelf e Schiara dominano, sempre attorniate da nuvole cupe, ma per ora non minacciose.

Voltandomi verso destra intuisco il motivo del perchè le crode a destra nel percorso di discesa siano chiamate le Prison. Si nota una chiara conformazione di rocce a colonne che sorreggono un basamento come fosssero inferriate di una prigione

Raggiunto il limitare del terzo valloncello scorgo sulla destra il sentiero 514 e il Vallone dlle Marmotte. Lo raggiungo scendendo un erto pendio erboso. Qui e là negli avvallamenti del terreno qualche chiazza di neve. Ora tutto è già conosciuto, ripercorro in discesa il sentiero 514, senza null’altro segnalare.

Al rifugio Pian de Fontana c’è una piccola sorgente di acqua. Un po’ scarso, carico la borraccia, mangio qualcosa e riparto per la lunga discesa verso il parcheggio.

Questo presentato è un percorso che amo particolarmente, in particolare nella zona dal rifugio alle cime de Zita. E’ stato un vero piacere percorrerlo. Nel 2012 avevo provato a raggiungere le cime di zita con lo stesso percorso, ma partendo il pomeriggio!
Non è escluso che ci torni, per andare a conoscere meglio quell’insieme di cime accessibili che si trovano nel percorso.
Buona montagna a tutti!

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