Salita al Bivacco Biasin e Cima Agner: Esperienza dettagliata con raccomandazioni utili

Salita al Bivacco G. Biasin e all’Agner

Partenza: zona parcheggio prossima al divieto di circolazione quota 1170m circa

Tappa 1: Rifugio Scarpa 1735m, circa 1h15’

Tappa 2: Bivacco Biasin 2650m, circa 4h per la via normale dal Rifugio Scarpa

Tappa 3: Cima Agner 2872m 45’-1h dal Bivacco Biasin

Rientro dal Bivacco al Rifugio Scarpa per via del Canalone: 3h

Difficoltà: EEA

Attrezzatura: da escursionismo, kit da ferrata completo con caschetto, pantaloni lunghi, scarpe con suola super aderente

Percorso di salita

Nota: salita da effettuare con condizioni meteo asciutte. Presenti placche di roccia che poco in salita, molto in discesa possono dar adito allo scivolare, sia nella parte verso la cima e soprattutto in discesa lungo la via del canalone.

Si parte dall’area di parcheggio prossima al divieto d’accesso, seguendo la strada forestale che prende il nome di sentiero 771. Dopo il primo tornante e a metà circa del primo rettilineo si può prendere la scorciatoia a destra e tagliare così una parte della strada. Di queste scorciatoie se ne incontrano ben altre fino al capitello con croce a 1488m, oppure si può seguire la strada forestale pedissequamente. Dal Capitello si può tagliare il percorso e seguire la traccia presente sul ripido pendio erboso, una volta disceso in inverno dagli sciatori, o seguire ancora una volta la più dolce strada forestale, che in parte attraversa il bosco, con refrigerio dell’ombra dalla calura estiva.

Si perviene così al comodo Rifugio Scarpa a 1735m di quota.

Da qui prendo il sentiero 769 Miniussi per salire al Bivacco Biasin per il sentiero normale. Questa scelta l’ho fatta poiché ho uno zaino estremamente pesante e cerco un pendio parzialmente meno ripido.
La segnaletica presente ai piedi della stradina di accesso al Rifugio è un po’ equivoca. Si notano 4 sentieri con indicazioni per tre vie. Manca qualcosa …. Il nostro sentiero è quello che passa alla destra della Malga, segnato da un basso paletto con bordo superiore rosso. Seguiamo il sentiero, dolce, anche in discesa per un breve tratto. Si va via veloci, si segue la segnaletica ben presente per sentiero Miniussi e Normale Cima Agner. Poco sopra i 1800m di quota il sentiero per la normale all’Agner si divide dal sentiero Miniussi sopra un terrazzo erboso.

Tracciato della normale all’Agner punteggiata in rosso

Tutta la normale da ora in poi è contraddistinta da bollature in colore giallo. Si segue il sentiero per la normale in mezzo al pendio per ora verdeggiante e riposante. Si prosegue in linea obliqua in salita per andare a prendere una linea di cresta che segue parallelamente i grandi campanili (Pilastro De Col e Pilastro Paolo) che si sviluppano sotto all’Agner nella dorsale sud e che culminano nella Cima del Becco dell’Aquila 2506m. Qui dopo un primo cammino a zig zag sempre su traccia chiara e su terreno erboso, si comincia a risalire la lunga cresta, portandosi ora a est, ora a ovest. Il sentiero si alza con pendenza ora importante ma sempre spezzettata da questo incedere a cavallo della cresta, da dove talvolta si scorge il Bivacco. Ricordo solo un punto che mi ha messo un po’ in apprensione per la eventuale discesa, laddove circa a quota 2350m ho dovuto risalire un masso con una forte esposizione dietro. Per il resto questo tracciato, duro, faticoso, ma non ha presentato alla mia percezione difficoltà. In qualche caso ricordo salita su brevi lastre di roccia. Le condizioni climatiche perfette mi hanno assicurato una tenuta ideale degli scarponi sulle placche ripide.

Salendo la normale, circa quota 2200m
Quota 2300m circa. Il terreno è misto roccia e ciuffi erbosi

Conclusa la risalita della cresta si punta verso il Bivacco Biasin, in un traverso ben segnato e senza complicazioni perché è tutto asciutto. Sempre piede fermo e deciso e si perviene al bivio con il sentiero attrezzato del Canalone a quota 2450m Da qui mancano 200m. La traccia ora diventa bollata rossa. Si continua per interminabili salti di roccia, attenzioni ai sassi sui lastroni, pendio scosceso in salita, assolutamente scostante in discesa. Il pendio non cede di un grado, continua con la stessa pendenza. Guadagnamo alla fine l’agognato Bivacco alla quota di 2650m, erroneamente segnato sulla targa a 2700m.

Traverso in direzione del Bivacco
Il bivio tra normale e via del Canalone

Il Bivacco è di quelli tipici delle Dolomiti a capotta di colore rosso, da nove posti. All’interno qualche cuscino e qualche coperta che consiglio di non usare. Ho sbattuto fuori il materassino dove ho dormito perché sporco, perfino un’unghia e l’ho girato. Sull’altro lato era pulito, solo qualche segno di ruggine della rete. Non ho trovato campo telefonico al Bivacco (ho TIM e ILIAD).

Questo è il terreno in alto: ciotoli di rocce a non finire dove non scivolare
Il Panorama dal Bivacco … Monti del Sole a sinistra e Piani Erera a destra

Si prosegue per la vetta; è d’uopo una premessa. Mentre mi stavo riposando al bivacco rientra dalla salita Paolo del CAI di Conegliano. Mi racconta del suo fastidio per la salita in taluni punti esposta e non protetta. La mia sensazione a posteriori invece è stata del tutto tranquilla  e non vi avevo visto nulla, ho considerato il tutto abbastanza facile. Poiché sono salito anche l’indomani mattino, devo dire che la seconda volta ho trovato il percorso un po’ più complicato e non poi così facile.
Morale: la percezione di facile o difficile è personale, dipende dalla propria abilità e agilità, e quanto mai relativa al proprio stato d’animo.

Secondo tiro di corde dopo il Bivacco. Lì sotto la Torre Armena

Dietro al Bivacco parte subito un primo stacco di corde metalliche. Con passo deciso si punta il piede sinistro su un piccolo scalino e ci si alza prendendosi alla corda. Piccolo tratto di traverso con piedi ben appigliati e si sale un saltino di roccia più facilmente sulla destra. Si procede 5 m a sinistra, altra corda che aiuta ad attraversare un angolo di roccia esposto. A questo punto si nota subito a sinistra una piccola piazzola dove sedersi e prendere coraggio …. e campo telefonico TIM. Si vede la Torre Armena con le sue bellissime forme. Il percorso continua in leggera ascesa con il cavo che poi asseconda la parete di roccia e si sposta a sinistra. Segue un traverso senza protezioni ma sufficientemente largo da passare con sicurezza e tenendosi sempre con la mano destra sulle rocce. Saranno circa 8m di traverso e quindi ci si alza di 3 metri su ben appigliato canalino di I°, non prima di aver osservato il masso incastrato tra due contrafforti.

Continuazione del secondo tiro di corde
Un curioso masso incastrato prima di incedere a destra in salita

Inizia ora uno strano tratto in discesa di pochi metri sempre ben protetti dalla corda metallica, che aiuta e semplifica la gestione dell’incedere. Seguendo il percorso attrezzato si perviene ad un ampio di direzione ora a sinistra ove vi è anche lo spazio per sistemarsi e prendere qualcosa da mangiare. Pochi metri in leggera salita e si perviene ad un cambio di direzione, ora a destra con corda, due brevi spezzoni. Cominciano due lastre di roccia in sequenza, la prima l’ho trovata umida in parte. Via la prima rampa, via la seconda leggermente con maggiore pendenza e piuttosto levigata (in discesa ho cercato i punti dove far tenere la suola dello scarpone).

Si piega a destra e compare l’inquietante crepaccio che caratterizza la salita alla cima. Rispetto al passato il tratto è stato attrezzato, chiodo prima e corda ….. Si salta agevolmente e si risale il pendio piuttosto accentuato e attrezzato. Si perviene a un pulpito dove una apparente zona quasi pianeggiante appare ….. figuriamoci, un basalto dove prendere fiato per chi perviene dalle incredibili scalate sulle pareti dell’Agner.

Il crepaccio
Dopo la salita che segue il crepaccio
Si procede a destra come indica l’evidente freccia
Inizia la cresta sommitale

Qui si procede a destra come indica una evidente freccia su una paretina di I°+, si aggira all’esterno un ostacolo e si trova l’ultima corda un po’  zig zag, caratteristica perché si chiude su un masso prospiciente verso il basso. Lo si supera tranquillamente sulla sinistra. Ora inizia la cresta sommitale, che si articola tra sfasciumi vari, salti di roccia sul I° o poco più, sempre da fare con attenzione per il briciolino presente sul terreno. Da qui gli ultimi 100 m sono senza un vero problema di esposizione, se non quella naturalmente dovuta al superamento dei vari salti di roccia. Dopo circa 50-55 minuti dalla partenza dal Bivacco si perviene alla meritata cima, dove all’interno di una cassetta metallica è presente il libro di vetta con vetta. Più sotto alla vetta in direzione sud, per tranquilla traccia si perviene alla croce, lì installata dagli Alpini nel 1973.

Il ritorno al Bivacco si effettua per la medesima traccia dell’andata, ma con maggiore attenzione a non scivolare sul ripido pendio su sassolini e altro. In questa zona non ho portato per agevolarmi le racchette, ma non avrebbero guastato, anche se per i continui cambi di tipologia di pendio, a volte traccia, a volte salto sui massi, spesso risultano un impiccio.

Il pendio di discesa della cresta sommitale che accompagna alla vetta

Dal Bivacco scelgo la discesa per il canalone …. non l’immaginavo così stancante.

Come detto in precedenza, la discesa tra sentiero del canalone e normale sono comuni fino a quota 2450. Qui il sentiero del canalone piega a destra. Mi potevo immaginare sarebbe diventato un sentiero percorribile tranquillamente, come avevo visto dall’alto dove avevo scorto taluni scendere agevolmente …. ma ben più in basso. Nulla di più falso. Tutto il tratto iniziale, e oltre del canalone è su pendenza elevata su fondo di roccia. I piedi sono sempre in tensione alla ricerca dell’aderenza. Le racchette vanno puntate nel posto giusto dove non possano scivolare. Dal Bivacco è tutta così, fino alle prime corde a 2350m. Qui sono presenti delle corde che facilitano il superamento di una placca di roccia su pendio maggiore della media. Si percorre ancora il sentiero, per quello sempre ben segnato, con svariati salti, uno tra i quali di un tre metri, pressoché verticale ma ben appigliato. L’ho guardato e riguardato, ma secondo me era più un II° grado che un I°+. Si perviene finalmente ad un tratto in cui è presente un sentiero che assomiglia realmente a qualcosa di percorribile senza troppa fatica. Ma dura poco. Si perviene su un pulpito verdeggiante circa a 2250m ove si trova il sentiero attrezzato e le prime corde per chi scende. Inizialmente non c’è nulla di particolare, si scende agevolmente. Questa impressione dura poco. Altro punto in cui dall’alto vedo un anello di acciaio agganciato alla roccia. Capisco che serve per appoggiare il piede. Mi impapino un po’ scendendo, mi aggrappo con il braccio al chiodo che mi sta sulla sinistra, non trovo l’appiglio migliore dei piedi, finché trovo la combinazione e l’appoggio per il piede destro sull’anello, così supero la difficoltà.

Più sotto altre code quasi di traverso portano in testa a un ghiaione che più friabile non si può. Qui è un continuo “metti via le racchette”, “tira fuori le racchette”. Supero il ghiaione puntandomi sempre bene con le racchette. Altre corde che seguono un intaglio in discesa e un altro anello dove appoggiare il piede. Qui si va via lisci. Ho in mano le racchette, le lancio al di sotto perchè mi sono di impiccio.

Da un po’ si vede il nevaio sotto, ricco di buchi e altro. Noto uno spessore in taluni punti di più di 2 metri. Davvero notevole a questo punto della stagione e a questa quota. Con attenzione seguo le ultime corde, prima di traverso con leggera pendenza verso il basso poi sempre più giù …e il nevaio è sempre più vicino …. ultime due corde di traverso sull’ultima placca che mi consegna sul nevaio, assolutamente duro nonostante l’ora (circa le 11,30) scendo con cautela e arrivo sul comodo sentiero 700. Da ora in poi è un gioco da ragazzi, arrivo tra lussureggiante vegetazione al Rifugio Scarpa esausto e avendo esaurito completamente l’acqua che avevo.

Dal Rifugio Scarpa con tutta tranquillità riprendo la strada per il parcheggio, questa volta taglio alla grande e mi lancio dai pendii della vecchia pista, raggiungendo velocemente il capitello a 1488m dove c’è anche una fontana d’acqua. Da qui ritorno velocemente all’auto.

Considerazioni: percorso per le mie capacità fattibile; decisamente preferibile la normale al Canalone, molto più semplice anche se più lunga …. ma credo che la lunghezza si recuperi nel tempo.

Avevo cercato qualche relazione prima di partire. Devo dire che non ci avevo capito niente. Troppo sbrigative e poco dettaglio. Non parliamo dei video di un paio di YouTuber ….. approssimativi, sembra tutto facile, non si soffermano sui punti più pericolosi. Sicuramente non hanno la velleità di essere delle relazioni, ma d’altronde, descrivono il percorso e la gente li prende come esemplificativi delle difficoltà che il tracciato presenta. Nulla di più falso. Da quei video sembra tutto sommato che la salita sia abbastanza semplice. Le riprese sono fatte sempre nei momenti più spettacolari, ma non significativi delle difficoltà che si incontrano. E allora ? Certi video dovrebbero avere delle informazioni all’inizio e alla fine : – Il video non è rappresentativo delle difficoltà del percorso :-

Spero con questo testo e con le foto che riporto di poter dare un’idea del percorso. Purtroppo non ho foto del canalone perchè avevo finito la batteria dei telfoni e la macchina fotografica l’ho riposta in zaino per essere più libero nei movimenti …. e ho fatto bene!!

Alla prossima, buona montagna!

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Informazioni su Tommaso

Coniuga inizialmente la passione per la montagna con il web, proponendo attraverso il suo sito www.passeggiando.it semplici relazioni delle escursioni che realizza. Man mano che passano gli anni migliora la propria tecnica fotografica, cercando i momenti migliori della giornata: è così che frequenta la montagna quasi sempre all’alba e al tramonto, cercando i momenti pieni di Pathos e li congela nella sua macchina fotografica. Negli ultimi tempi si concentra nella fotografia notturna, spostandosi tra i monti di notte alla luce della pila frontale, alla ricerca di nuove sensazioni, nuove magie da raccontare fotograficamente. Nel 2011, come conclusione di un percorso di ricerca, pubblica il suo primo libro fotografico: “Dall’alba al tramonto nel cuore delle Pale di San Martino”. Partecipa ad alcuni concorsi fotografici con apprezzabili risultati, tra cui in Ottobre 2012 il terzo posto nel Concorso Internazionale IMS di Bressanone e il primo posto ai seguenti concorsi: al Concorso Rotary e la Montagna di Trento nel 2013, nel 2017 al Concorso "Coppa delle Dolomiti" di Trento e nel concorso fotografico nazionale della Pro Loco di Vigo di Fassa “Ambiente di Montagna nel 2019. Nel dicembre 2013 pubblica due volumi dedicati alle Dolomiti della provincia di Belluno, frutto della collaborazione con Federico d'Ambros e dal titolo "Il volto nascosto delle Dolomiti", è coautore della guida" Scialpinismo-freeride ciaspole nelle Pale di San Martino", edita nel dicembre 2014; nel maggio 2015 esce con "Alla ricerca del giardino di Re Laurino", libro ambientato in Catinaccio e infine a dicembre 2015 scrive e pubblica una guida ai sentieri nelle Pale di San Martino.
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